lunedì 20 agosto 2012

Gli incentivi allo sviluppo della mobilità sostenibile con auto elettriche o ibride

L’Art. 17-bis del decreto 83/2012 contiene le “Disposizioni per favorire lo sviluppo della mobilità mediante veicoli a basse emissioni complessive” e vuole appunto favorire la mobilità  sostenibile, attraverso la “realizzazione di reti infrastrutturali per la ricarica dei veicoli alimentati ad energia elettrica e la sperimentazione e la diffusione di flotte pubbliche e private di veicoli a basse emissioni complessive, con particolare riguardo al contesto urbano, nonché l’acquisto di veicoli a trazione elettrica o ibrida.

L'ennesimo emendamento al Decreto Sviluppo n. 83/2012 (detto Decreto crescita), approvato il 25 luglio alla Camera e sta avendo l'ultimo passaggio al Senato per l'approvazione definitiva. Vengono stanziati 210 milioni di Euro in 3 anni di cui 150 come bonus fino a 5000 Euro per l'acquisto di auto elettriche o ibride a basse e bassissime emissioni di c02.  Il 70% dei fondi verrà riservato alle auto aziendali o per l'uso di terzi cioè destinate al servizio pubblico (Taxi). L'incentivo prevede la contestuale rottamazione di vecchie auto, in pratica è la riedizione di una mini "rottamazione" o meglio "green (visto che va di moda) rottamazione", incentivazione al settore auto in uso fino a qualche anno fa.

Professionisti al governo, professionisti interni ed esterni alle commissioni e per finire oltre mille tra deputati e senatori della repubblica, partoriscono un piano triennale nel quale tra altre boiate, riescono inserire anche questa, usando un sistema di incentivazione obsoleto ad auto consumo di pochi eletti, o meglio ancora, ad auto consumo di pochi accorti cittadini e molti amici.

Ma cazzo, io ho solo un diploma da geometra, non sono un economista, ci voleva tanto agganciare l'idea "nobile"  del rinnovo del parco auto agli incentivi sulle rinnovabili, ad esempio inserendo un incentivo premio sull'consumo di energia elettrica se il soggetto responsabile provvede all'acquisto di un nuovo veicolo nei successivi 3 anni dall'installazione dell'impianto.

Niente da fare, si butterà un'altra palancata di milioni, ne trarranno beneficio immediatemente i soliti concessionari d'auto e qualche casa automobilistica asiatica o teutonica, di sicuro non la Fiat o perlomeno nessun stabilimento produttivo in Italia, ricaduta per l'occupazione = zero.

Nessuna logica che va oltre al proprio conto corrente bancario.


martedì 14 agosto 2012

Incentivi alla riurbanizzazione delle città Italiane


Negli ultimi 2 decenni abbiamo visto svuotarsi i centri storici ed estendere le città a dismisura, ormai specialmente al nord è difficile trovare discontinuità tra zone urbanizzate e campagna.
Dal punto di vista sociale questo fenomeno comporta una conversione terreni agricoli in aree cementificate, nella sola Lombardia dal 1999 al 2007 sono andati perduti 34.000 ettari, un ulteriore allontanamento dall’autosufficienza alimentare, un aumento dei costi per la fornitura dei servizi (dai trasporti pubblici alla raccolta dei rifiuti fino all'assistenza sanitaria), un aumento esponenziale dell'inquinamento ambientale con la mobilità attuale, ma in ogni caso poco sostenibile anche con sistemi di mobilità più efficienti.

Un primo e immediato incentivo è applicare uno sconto sull’IMU in base alla vicinanza dal centro, più l’abitazione è periferica più si paga, c’è però da escludere i centri delle grandi città o comunque i centri con alto valore immobiliare.

Il secondo inventivo si può applicare nel ripristino dei terreni agricoli, demolendo un edificio periferico e ripristinandone l’idoneità allo sfruttamento agricolo, lo stato corrisponde un bonus da utilizzare per il pagamento degli oneri  urbanistici per riconversioni di edifici da industriale - artigianale a civile – commerciale, ampliamenti  o nuovi interventi edilizi realizzati all’interno dei centri urbani e comunque  di classe energetica classe A+.

Da questa programma d’incentivazioni vanno escluse le abitazioni dei coltivatori diretti o di eventuali altre categorie che per ragioni lavorative non possono trasferirsi e qualsiasi sito di rilevanza storica e culturale.

Oltre gli incentivi si deve prevedere parallelamente il congelamento delle concessioni edilizie al difuori dei centri urbanizzati.